Bioetanolo, il grande ritorno dell’innovazione anni ’70

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Un’innovazione lanciata mezzo secolo fa torna d’attualità per l’ecosistema: il bioetanolo, protagonista dei grandi programmi pubblici dagli anni ’70 (per esempio in Brasile ci fu Proálcool nel 1975), rientra oggi nel radar di fondatori e investitori grazie a nuovi obiettivi europei e a sistemi di tracciabilità più rigorosi, mentre modelli modulari e locali cambiano l’economia dei progetti.

Perché adesso

Nel 2023 l’UE ha alzato il target rinnovabili al 42,5% entro il 2030 (con ambizione al 45%), spingendo anche l’uso di combustibili rinnovabili nei trasporti: cornice che orienta domanda, investimenti e partnership industriali. In parallelo, la Union Database europea (UDB) rende la tracciabilità di filiera sempre più stringente: un onere, ma anche un vantaggio per chi nasce compliant-by-design.

La notizia

La novità non è la molecola: è il modello industriale. Stanno prendendo quota progetti che portano la trasformazione vicino alla materia prima (residui agricoli/forestali), riducendo logistica e tempi e aprendo spazio a impianti compatti e filiere territoriali. Per l’ecosistema significa finestre più rapide verso PoC reali e conversazioni B2B concrete.

Cosa interessa a startup e investitori, oggi

  • Cliente prima della chimica, energia (miscele) e industria (chimica/solventi) hanno bisogni, tempi e specifiche diverse: più conversazioni business to business e meno presentazionie.
  • Filiere corte, residui vicini e costanti nel tempo sono l’asset numero uno: senza che il costo dei camion mangi il margine.
  • Compliance come feature, dati, certificazioni e tracciabilità (UDB) diventano parte del prodotto, non post-produzione.

Dagli anni ’70 al 2025: cosa è cambiato davvero

Se il Proálcool nacque come risposta alla sicurezza energetica, oggi l’attenzione si sposta anche su sbocchi industriali (chimica/solventi, materiali) e su modelli flessibili: taglie più piccole, più vicine alle aziende agricole, e contratti più rapidi. Un terreno finalmente startup-friendly.

Startup/scaleup da tenere d’occhio

  • Agri-E (IT) – Early-stage italiana che lavora su soluzioni modulari collegate a filiere locali (es. riso) per avvicinare l’impianto al conferimento e dialogare prima con i buyer industriali.
  • LanzaTech (US/NZ) – Trasforma gas di processo in etanolo: a Gent (Belgio) con ArcelorMittal è partita la produzione industriale al progetto Steelanol, segnale forte di maturazione lato CCU → ethanol.
  • LanzaJet (US) – Dall’etanolo al SAF (jet fuel): lo stabilimento Freedom Pines Fuels in Georgia è il primo impianto commerciale al mondo su questo pathway (Alcohol-to-Jet), con offtake decennali. Opportunità per chi vede l’etanolo anche come feedstock per l’aviazione. 
  • Fibenol (EE) – Non produce etanolo, ma fornisce zuccheri lignocellulosici e lignina da legno con biorefinery industriale in Estonia (SWEETWOODS): abilitatore per fermentazioni bio-based e nuove filiere europee.

Un progetto che non ha funzionato

  • Clariant, Podari (RO) – Dopo l’avvio nel 2022, il plant cellulosico è stato chiuso nel 2023 per mancato raggiungimento dei parametri economici/operativi. Morale: FOAK complessi richiedono più capitale, tempo e supply contrattualizzata; il rischio esecuzione resta alto.

(Nota: negli USA vari impianti “cellulosici” hanno pivotato o chiuso; il caso DuPont Nevada è stato riconvertito da VERBIO a RNG. Segnale che i modelli vincenti sono quelli con filiere e mercati immediatamente presidiate.)

In Italia

Nel nostro Paese crescono sperimentazioni decentrate: soluzioni compatte a ridosso dei conferimenti, con dialogo anticipato verso potenziali acquirenti. In questo filone si muove anche Agri-E (startup early‑stage; info pubbliche limitate), che esplora modelli vicino al campo per ridurre complessità logistica e costruire da subito conversazioni con buyer industriali.

Cosa guardare nei prossimi mesi

  1. Più proof of concept territoriali con cooperative/consorzi per testare conferimenti reali (4–8 settimane).
  2. Partnership cross-filiera (agricoltura, chimica, utility) oltre i soli carburanti: l’etanolo come “building block”.
  3. Pitch più market-driven: lettere d’interesse e piani logistici > slide di processo.

Conclusioni
Negli anni ’70 il bioetanolo fu una risposta di politica energetica; nel 2025 torna come opportunità imprenditoriale per startup che sanno lavorare con territorio, compliance e buyer giusti. Vecchia idea, nuovo mercato.

Nota per il lettore: l’autore è CEO di Beeco e collabora con fondi di investimento attivi nell’ambito agritech, che potrebbero aver sostenuto o sostenere in futuro alcune delle startup menzionate.

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