Ricordate Pavel Durov, il fondatore di Telegram di cui già scrivemmo lo scorso anno , ora è tornato con una intervista rilasciata al quotidiano francese Le Point dove non ha risparmiato critiche nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron: “Emmanuel Macron non sta facendo le scelte giuste. Sono molto deluso. La Francia sta diventando sempre più debole”. Durov ha poi aggiunto: “Se si crescono una o due generazioni con una certa mentalità, ci vogliono poi decenni per cambiarla. Se continuiamo a perdere tempo, aumenta il rischio che il Paese debba subire cambiamenti molto radicali. Quando ritardiamo troppo a lungo le riforme necessarie, finiamo per assistere a un collasso”, ha continuato il fondatore di Telegram, avvertendo che la Francia sta perdendo talenti a favore di altre giurisdizioni come Dubai.
Queste accuse sono rivolte soprattutto ai vari tweet che sulla piattaforma X (ex Twitter) negli scorsi giorni Durov aveva postato e riguardanti i servizi segreti francesi che gli avrebbero chiesto di censurare i contenuti filo-conservatori relativi alle elezioni presidenziali rumene dello scorso maggio.
Nell’intervista Durov ha poi sostenuto che leggi come il Digital Services Act dell’Unione Europea sono un’arma a doppio taglio per la censura mascherata da normative a tutela dei consumatori e strumenti per combattere la disinformazione o promuovere la sicurezza online: “Queste leggi sono pericolose perché possono essere utilizzate contro coloro che le hanno create. Oggi prendono di mira coloro che vengono etichettati come teorici della cospirazione. Domani potrebbero prendere di mira i loro autori”.
Come infatti non scordare lo scontro della scorsa estate tra Musk e all’epoca il responsabile del mercato interno dell’UE, Thierry Breton, dopo che quest’ultimo lo aveva ammonito in una lettera a rispettare il DSA. Un’azione che sembrò essere più censoria che compliance, in quanto nel comunicare la cosa Breton non si era allineato e coordinato né con la presidente Ursula Von der Leyen né con il collegio della Commissione europea.
Un fatto accaduto vicinissimo alla famosa diretta tra Musk e Trump: “intervista” della durata di due ore sulla piattaforma di Musk, X. In realtà la Commissione europea fece qualcosa: prese le distanze dall’azione di Breton, smentendo così il contenuto della lettera inviata il giorno precedente. Situazione a dir poco imbarazzante per l’esecutivo UE che metteva in luce quanto sia delicato un regolamento come il DSA. Finì poi con Breton che, qualche tempo dopo, diede le dimissioni.
E guarda caso, sempre a distanza di pochi giorni, Durov ha dichiarato che Telegram avrà anche una nuova fonte di entrate: un accordo di un anno per distribuire Grok, un modello di intelligenza artificiale di xAI di Elon Musk , in cambio di 300 milioni di dollari in contanti e azioni della società di intelligenza artificiale.
Dunque, sembrerebbe ancora l’ennesima battuta di un fondatore di un’azienda tech contro i politici europei, uno dei tanti tecno-rivoluzionari. Finora quello francese, Macron, sembrava averla vinta. Infatti, dopo l’arresto di Durov avvenuto la scorsa estate, gli era stato conferito il fermo di 96 ore seguito poi dalla libertà condizionale, fino alla fine delle indagini. Sul Wall street Journal si legge che lo scorso 12 maggio la sua richiesta di un’esenzione speciale per recarsi negli Stati Uniti e negoziare con gli investitori la nuova raccolta di 1,5 miliardi di dollari in obbligazioni, è stata respinta perché il motivo del viaggio “non era né impellente né giustificato”.
Ma è notizia di queste ore che Durov abbia ottenuto un allentamento della sua sorveglianza giudiziaria. Secondo Le Monde, a Pavel Durov sarà consentito di lasciare la Francia per un massimo di quattordici giorni consecutivi a partire dal 10 luglio, solo per recarsi a Dubai, dove risiedono i suoi parenti e dove ha sede Telegram.
Il caso Durov continua a essere piuttosto inquietante. In parte, perché ricorda a grandi linee il caso Assange – per la libertà di parola -, in parte, perché è stata proprio la Francia a incarcerarlo, la patria delle libertè, fraternitè egalitè . Eppure le indagini, a quasi un anno dall’inizio, non sono ancora terminate. Inoltre è a tutti gli effetti un caso geopolitico. In questo articolo ce ne eravamo subito occupati, tratteggiando i rapporti con la Russia in un contesto molto delicato per un tipo di piattaforma, qual è Telegram, e i capi di accusa che riguardano il suo CEO.
Ma sui giornali italiani oggi leggiamo solo le dichiarazioni relative alla sua eredità (circa 15 miliardi di euro), che probabilmente non sarà ottenuta dai suoi 106 figli (6 naturali e 100 tramite donazione di sperma).
Telegram ha circa un miliardo di utenti attivi ogni mese e ha dichiarato un utile di circa 540 milioni di dollari per il 2024 su un fatturato di 1,4 miliardi di dollari. Se da un lato i governi cercano di regolamentare il cyberspazio, dall’altro figure come Durov sembrano ricordarci che la rete, nel bene e nel male, resta ancora un territorio di frontiera. (foto di Dima Solomin su Unsplash)
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